HALF-LIFE - Valve Software (1998)
La narrazione entra nel Videogioco.
Il filmato iniziale di half life ha cambiato la mia visione del mondo dei videogiochi. Fino a quel
momento infatti il personaggio più profondo che avevo giocato era stato il soldato di Doom, la narrazione
era quanto mai avvincente e coinvolgente e l'interazione con l'ambiente non si limitava più a pulsanti e porte,
il salto di qualità fu effettivamente incredibile ed inaspettato ai miei occhi.
Quel filmato iniziale durava diversi minuti e mi lasciava bloccato in un vagone di un treno con l'illusione
di potermi muovere ma di fatto in attesa della fine del viaggio. In questo frangente osservavo l'ambiente attorno,
i corridoi, i laboratori di Black Mesa, i magazzini e i vari personaggi che tra mille dettagli mi anticipavano
inconsciamente il disastro che stava per succedere. Stavo entrando senza rendermene conto nell'atmosfera del
racconto e dopo solo pochi minuti ero già emotivamente coinvolto nella vicenda.
La trama narra di una invasione aliena causata dall'apertura di un portale su un universo alternativo popolato
da strane creature. La crisi è scatenata da un errore nel corso di un esperimento, crea parecchio scompiglio nella
base con situazioni al limite dell'orrore, si aggiungono poi un esercito di soldati inviati a contenere la crisi,
svariate creature più o meno aggressive. L'intera vicenda si sonda attraverso una serie di ambienti con un percorso
molto lineare ma altrettanto vario fino all'inevitabile conclusione che porta il protagonista addirittura in un pianeta
alieno chiamato Xen.
La varietà degli ambienti, dei personaggi e dei nemici, la strategia e l'intelligenza artificiale dei soldati, i quali
veramente riescono ad aggirarti quando cerchi strade alternative oppure a stanarti quando ti piazzi in attesa dietro alle
colonne. Tutti questi particolari, assieme ad una grafica che per l'epoca non si era mai vista prima, mi lasciava realmente
a bocca aperta con effetti di luce, particellari, onde e raggi di luce, textures dettagliate e ben posizionate.
In questo contesto il personaggio principale aveva un nome ed un cognome, Gordon Freeman, aveva anche uno spessore
notevole ed era ben contestualizzato, laureato al MIT con delle caratteristiche ben precise, un volto, un paio di
occhiali, una tuta antiradiazioni ma soprattutto un'arma iconica, la famosa spranga.
Mi sono ritrovato a percorrere tutti i corridoi di Black Mesa trattenendo il fiato, la paura di incontrare strane
e pericolose creature era una costante ma la curiosità di proseguire con la vicenda mi spingeva avanti.
Non c'è stato mai un momento nel quale non mi sentissi parte del gioco, la tensione era continua e le sorprese
sempre dietro l'angolo. Ricordo che giocavo con un interesse e piacere tale da non rendermi conto del passare del tempo,
ed in effetti una volta concluso il gioco sono subito passato alle sue espansioni, Opposing Force e soprattutto Blue Shift
nelle quali la vicenda è raccontata dal punto di vista di altri due personaggi. Un originale espendiente narrativo che al
tempo mi ha intrigato moltissimo e che trovo ancora oggi semplicemente geniale.
Pubblicato il 27/09/2020 - M.B.