DRILLER - Commodore 64 (1988)
Il videogioco acquista profondità.
Il numero 19 della rivista di videogiochi ZZAP 64
recensendo il videogioco Driller conclude con il seguente giudizio globale "Un'esperienza tridimensionale unica che va
gustata a lungo".
L'anno era il 1988 e stiamo parlando di una delle primissime volte che il videogioco propone la fruizione di
visuali ed avventure dove il punto di vista non è deciso a priori ma determinato dalla posizione della telecamera.
Ad essere onesti c'erano già state esperienze e giochi dove la visuale proposta sconfinava nella terza dimensione,
basti pensare al classicissimo Battlezone, forse il primo gioco ad uscire dal piano bidimensionale. Difficilmente però
l'elemento di navigazione e di spostamento nel mondo in tridimensionale è stato così profondo, così coinvolgente e
sopratutto al centro del gameplay come nel caso di Driller.
Il gioco in sè è molto semplice e lineare, ci mette nei panni di un ingegnere minerario a bordo di una sofisticata
sonda su una lontana e misteriosa luna chiamata Mitral. Scopo della missione è l'estrazione di gas dal sottosuolo, gas
che riempie delle miniere abbandonate scavate da galeotti esiliati anni prima.
La luna si presenta ricca di installazioni ed edifici e piazze di vario genere, comprese alcune torrette di difesa
ancora funzionanti, porte da sbloccare, muri da abbattere.
I comandi per manovrare la sonda si rivelano piuttosto complessi, è possibile spostarsi per la mappa, ruotare la
sonda attorno ai suoi diversi assi, sparare alcuni raggi laser per difendersi ed interagire con gli edifici, usare
la trivella per l'estrazione del gas. Un dettagliato pannello di controllo ci restituisce tutte le informazioni
necessarie su posizione, direzione, status dell'attrezzatura, tempo rimasto.
Il gioco si completa una volta che tutte le 18 zone della luna sono state scavate e il gas contenuto nel nucleo
della luna è stato estratto. Nonostante la trama ed il contesto sia presentato in maniera semplice, si tratta di un
gioco dove gli enigmi ambientali la fanno da padrone, quando il giocatore si lascia rapire e riesce ad immedesimarsi
nella situazione vive una esperienza indimenticabile.
Ovviamente, data la ridottissima potenza di calcolo di quegli anni la velocità di aggiornamento della visuale si attestava
sui due o tre fotogrammi al massimo per ogni secondo, questo nonostante la semplicità e il basso numero di poligoni presenti
a schermo. Con gli occhi del giocatore di oggi una situazione del genere sarebbe inconcepibile, eppure all'epoca critica e
pubblico gridarono al mezzo miracolo e questo è il vero indice della novità introdotta.
Va comunque detto che sviluppatori e designer del gioco misero il massimo impegno nel proprio lavoro e sfornarono alcune
chicche veramente degne di nota, a partire dalla incredibile colonna sonora che risulta affascinante e ipnotica anche al giorno d'oggi. Ho un ricordo personale vivissimo
di come ne rimasi colpito, al punto di caricare il software solo per ascoltarla una decina di minuti.
Altro dettaglio che al giorno d'oggi risulta molto particolare è il contenuto della scatola del gioco, oltre al
software registrato in una cassetta audio, l'immancabile manuale di istruzioni con tutti i comandi e la descrizione del
gioco, una scheda rapida dei tasti da utilizzare e infine un modello origami della luna Mitril. Nel modello è anche
rappresentata la mappa della prima area da affrontare.
Pubblicato il 24/02/2021 - M.B.